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Tutti i bambini hanno diritto a un’educazione di qualità!

diritti-dei-bambini-20-novembre-2016

Da molti anni Fioreverde Onlus, come molte altre organizzazioni non profit che operano nei servizi per l’infanzia, auspica una nuova normativa e maggiori investimenti a livello nazionale e locale per garantire il diritto a un’educazione di qualità a tutte le bambine e a tutti i bambini dalla nascita ai sei anni, estendendo i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia in tutte le aree del nostro Paese.

Fin dalla nascita ogni bambino è soggetto attivo dotato di potenzialità cognitive, relazionali e sociali; è una persona con peculiarità proprie ed evolutive, non riconducibili entro una norma o uno standard.

L’educazione del bambino dalla nascita ai sei anni sostiene e promuove lo sviluppo delle potenzialità di tutte le bambine e di tutti i bambini, nel rispetto di tutte le diversità, offrendo loro un contesto di socialità positiva e ricco di opportunità culturali.

La relazione educativa deve essere improntata all’ascolto e al dialogo con i bambini, alla rilevazione e promozione dei loro interessi e curiosità, dei loro percorsi di apprendimento, della costruzione condivisa della conoscenze mettendo al centro il gioco come importante mezzo di conoscenza del mondo esterno e di elaborazione di quello interno.

Il lavoro educativo prevede l’ascolto del punto di vista dei genitori sulle scelte educative e la condivisione con loro degli obiettivi educativi, la partecipazione delle famiglie alla vita dei servizi e delle scuole dell’infanzia e l’incontro tra le famiglie; si realizza nel confronto collegiale e nella collaborazione.

Questi aspetti costituiscono un patrimonio culturale diffuso e vitale nel mondo dell’educazione infantile e vanno sostenuti con provvedimenti adeguati e un impegno consono di risorse.

In Italia l’offerta educativa per i bambini con età 0-6 anni si presenta ancora come un sistema diviso in base all’età dei bambini:

– servizi per la prima infanzia (0-3 anni);

– scuola dell’infanzia (3-6 anni).

Questa divisione, originata da una concezione assistenziale dei servizi per i più piccoli, accomuna il nostro Paese ad altri Paesi Europei, ma è oggi ritenuta da superare per dare continuità all’esperienza educativa dei bambini nei primi 6 anni di vita.

La divisione tra i due settori è sottolineata da:

– differenti normative e regolamentazioni;

– differenti percentuali di diffusione;

– differenti modalità di offerta;

– differente investimento di risorse pubbliche.

I bambini sotto i tre anni sono accolti nei servizi educativi per l’infanzia: nidi (compresi micronidi e sezioni cosiddette Primavera) e servizi integrativi (compresi i servizi domiciliari).

Questi servizi a tutt’oggi sono considerati servizi a domanda individuale e regolamentati da normative regionali e comunali.

Nel 2013-14 in Italia il 13,3% dei bambini con età 0-3 anni ha potuto usufruire di servizi per la prima infanzia, di cui il 12,2% nei nidi e l’1,1% nei servizi integrativi, con una lieve flessione rispetto all’anno precedente (-0,4%), effetto della congiuntura economica sull’occupazione femminile e sui bilanci familiari ulteriormente aggravati dall’aumento delle rette richieste da molti comuni (fonte: “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. 9° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, anno 2015-2016”).

Nello stesso anno, il 91,6% dei bambini da 3 a 6 anni è stato accolto nelle scuole dell’infanzia: il 56,9% in scuole gestite dallo Stato; l’8,3% in scuole gestite dai Comuni; il 26,4% in scuole private paritarie.

Senza addentrarci nei dati permangono forti differenze nell’offerta educativa tra le aree meridionali e quelle settentrionali e centrali della nostra penisola.

Le spese per i servizi per l’infanzia a gestione comunale diretta e indiretta, che nel 2013 sono ammontate a euro 1.409.488.462, sono in massima parte sostenute dai Comuni con contributi variabili da parte delle Regioni e per il 20,4% dalle famiglie utenti, secondo l’ISEE o il reddito; i finanziamenti dello Stato a favore dei servizi per l’infanzia sono frammentati.

La Legge 107/2015 ha dato anche delega al Governo di istituirecon decreto legislativo entro gennaio 2017 – il sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni (art. 1, comma 181, lettera e).

La Legge, che affida al MIUR la responsabilità della governance nazionale del nuovo sistema, finalmente riconosce l’identità educativa dei servizi per i bambini sotto 3 anni e indica i criteri secondo cui redigere il decreto, che dovrà sanare alcune delle criticità fin qui descritte:

– escludere i servizi per l’infanzia dai servizi a domanda individuale;

– procedere all’universalizzazione della scuola dell’infanzia;

– determinare i livelli essenziali di tutto il sistema integrato, ivi compresa la formazione universitaria anche per l’educatore dei servizi per l’infanzia.

Saranno inoltre previste l’estensione dei servizi educativi a tutte le aree del Paese e la riqualificazione di tutti i segmenti del percorso educativo e di istruzione fino a 6 anni, tra i quali:

– l’obbligo alla formazione in servizio, sia degli educatori dei servizi per l’infanzia, sia dei docenti delle scuole dell’infanzia;

– la determinazione di precisi standard organizzativi, strutturali e qualitativi per tutti i diversi contesti educativi, secondo l’età dei bambini accolti;

– l’istituzione di coordinamenti pedagogici territoriali per orientare, monitorare e coordinare l’attività dei servizi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia, secondo progetti coerenti e significativi.

Tuttavia, in attesa dell’emanazione del decreto, rimangono alcune preoccupazioni:

– nella Legge 107/2015 non sono state indicate le risorse finanziarie necessarie per attuare l’universalizzazione della scuola dell’infanzia e l’estensione dei servizi per l’infanzia,

– né sono state determinate le risorse necessarie al loro sostegno finanziario continuativo

– né è stata menzionata l’abrogazione dell’istituto dell’accesso anticipato dei bambini alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria.

La nuova normativa solleva delicate questioni di raccordo tra i diversi livelli di governo del Paese (nazionale, regionale e locale), ma configura anche nuove interessanti opportunità di collaborazione tra le diverse istanze sul territorio, non ultimo in riferimento all’attivazione di coordinamenti pedagogici territoriali, come già prospettato da alcune amministrazioni regionali, come la Regione Umbria.

Siamo ancora oggi in attesa del Decreto Legislativo con cui il Governo, per delega del Parlamento, istituirà il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, riconoscendo a tutti i segmenti del percorso la valenza educativa, pur nella loro diversità.


In occasione della “Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, che si svolgerà domenica 20 novembre 2016, Fioreverde Onlus chiede:

1. Al Governo di emanare rapidamente il decreto legislativo di cui alla Legge 107/2015, art. 1, comma 181, lettera e), destinando le risorse finanziarie necessarie all’universalizzazione della scuola dell’infanzia, all’estensione, consolidamento e qualificazione dei servizi educativi per l’infanzia in tutte le aree territoriali e attivando – in collaborazione con le Regioni e gli Enti Locali – una cabina di regia competente per la costruzione di un qualificato sistema integrato per l’infanzia;

2. Al Parlamento di coordinare le iniziative legislative in corso in materia di educazione e istruzione dell’infanzia dalla nascita a 6 anni;

3. Alle Regioni e Province Autonome di rivedere le proprie normative per adeguarsi con sollecitudine alle nuove normative nazionali, costruendo il sistema integrato a livello regionale e territoriale e predisponendo investimenti specifici a sostegno dell’istituzione di coordinamenti pedagogici territoriali.

Sei d’accordo?

Allora fallo sapere ai tuoi amici!

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Il tasso di povertà tra i bambini è tra i più importanti indicatori di salute e benessere di una società: investire per la protezione e lo sviluppo dei bambini non è solo eticamente giusto, ma decisivo per lo sviluppo ed anche vantaggioso dal punto di vista della finanza pubblica.

La povertà che colpisce la prima infanzia ha effetti di lungo termine e comporta un maggiore rischio di povertà ed esclusione sociale per gli adulti di domani: già a 3 anni è rilevabile uno svantaggio nello sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo dei bambini provenienti da famiglie più disagiate e, in assenza di interventi adeguati entro i 5 anni, il divario aumenta ulteriormente.

È ormai diffusa la consapevolezza che l’accesso a servizi socio-educativi di qualità, soprattutto nella prima infanzia, è in grado di incidere sulla riduzione delle disuguaglianze e sull’aumento delle opportunità di “mobilità sociale”.
I tempi della crisi e della recessione hanno visto precipitare la spesa sociale in Italia e triplicare l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con almeno un minore, che tra il 2005 e il 2014 è passata dal 2,8% all’8,5%, per un totale di oltre 1 milione di bambini colpiti (cioè un minore su dieci).

Nella consapevolezza che la condizione di povertà di un minore è frutto del contesto economico, culturale sociale, sanitario e familiare, della disponibilità di servizi di educazione, cura e tutela dell’infanzia tra loro integrati, il nostro progetto “Mandami al Nido” si propone di accogliere al Nido bambine e bambini con età 0-3 anni provenienti da famiglie in difficoltà sociali ed economiche.

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