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21 settembre 2016 – 23^ Giornata Mondiale dell’Alzheimer

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Nel 1906 lo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer descrisse per la prima volta il morbo di Alzheimer, una tra le patologie a più alto “impatto sociale” del mondo per le diverse conseguenze (economiche, emotive ed organizzative) che genera non solo sulla persona che ne soffre, ma anche sulla sua famiglia e su tutta la comunità.

Secondo l’ultimo Rapporto Mondiale Alzheimer ci sono nel mondo 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza.

Un nuovo caso ogni 3 secondi.

I dati sull’Alzheimer sono davvero poco confortanti (da Città di Castello a Perugia, a Milano come a Roma, a Torino come a Palermo): si tratta di una patologia la cui continua crescita è legata all’allungamento della vita media globale delle persone, con numeri che parlano di circa 10 milioni di nuovi soggetti interessati ogni anno nel mondo: uno ogni 3 secondi.

Con questo andamento la stima per l’anno 2050 è di oltre 130 milioni di casi diagnosticati nel mondo, il 68% dei quali in Paesi con tenore di vita medio-basso, considerando che il numero dei malati raddoppia ogni 20 anni.


In Italia l’Alzheimer è una emergenza (silenziosa) che colpisce oltre 600.000 persone.

Nel nostro Paese i costi diretti dell’assistenza per i malati di Alzheimer superano gli 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. In assenza di risposte terapeutiche risolutive sono proprio i familiari che devono farsi carico dell’assistenza e prendersi cura della persona malata, cercando di migliorarne la qualità di vita.


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La notizia di pochi giorni fa è la seguente: secondo uno studio pubblicato su Nature grazie a un farmaco, l’Aducanumab, sarebbe possibile ridurre la quantità di placche amiloidi (ovvero l’accumulo di proteine nel cervello), considerata causa dell’Alzheimer, e quindi rallentare il declino cognitivo delle persone malate. Una scoperta ancora tutta da confermare ma che per la sua rilevanza ha fatto scalpore, dando speranza ai 46,8 milioni di persone nel mondo affette da demenza (fonte: Rapporto Mondiale Alzheimer 2015) e ai loro familiari.

Nel corso degli anni sono stati fatti enormi progressi nella ricerca scientifica, che hanno permesso di individuare i fattori di rischio, consentendo diagnosi in fasi molto precoci. Tuttavia per il momento non si sono ottenuti consistenti progressi per la terapia farmacologica. I medicinali disponibili oggi non sono in grado di incidere sulla risoluzione del problema: rallentano, arginano temporaneamente l’evoluzione della malattia, ma non guariscono.

Attualmente per l’Alzheimer non c’è guarigione, ma cura.

Infatti il morbo di Alzheimer è la più comune causa di demenza per la quale non esiste un esame in grado di diagnosticarla né una cura efficace. Attualmente infatti l’Alzheimer non è guaribile, anche se esistono farmaci che possono migliorarne i sintomi e numerose tecniche capaci di ridurre i disturbi del comportamento.

Da ormai 23 anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito la “Giornata Mondiale dell’Alzheimer” – che si celebra il 21 settembre di ogni anno -, una giornata di sensibilizzazione e informazione (anche se ormai le iniziative vengono organizzate in tutto il mese di settembre).

Per esempio, nella provincia di Perugia (in Umbria) la 23^ Giornata verrà celebrata a Perugia (Polo Didattico Universitario) sabato 24 settembre 2016 (orario 8,30 – 14,00) con l’iniziativa “L’Umbria insieme per l’Alzheimer”.

In tutta Italia (e nel mondo) gli eventi coinvolgono medici, infermieri, operatori socio-sanitari, familiari, volontari ed amministratori locali allo scopo di riaccendere il dibattito sulla demenza di Alzheimer, cercando di attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica sulle esigenze e le difficoltà quotidiane a cui sono sottoposti i malati ed i familiari.

Ecco che quindi la Giornata Mondiale dell’Alzheimer viene celebrata per:

– esortare la classe politica a prendersi cura più da vicino del problema, proponendo soluzioni per far crescere la consapevolezza su questa patologia;

– migliorare i tassi di diagnosi e l’accesso ai servizi;

– fornire il giusto supporto a chi si prende cura delle persone con demenza.

Per non dimenticarsi di chi è costretto a dimenticare.

Spesso chi si occupa della cura di una persona con demenza si sente frustrato, impotente, privo di ogni possibilità di intervento utile.

Nel libro “Vivere con l’Alzheimer – Consigli semplici per la vita quotidiana” (Erickson, 164 pp., 2016) l’autore Cameron J. Camp contrasta questa comune percezione, offrendo strumenti concreti nell’approccio al malato: conoscere il suo contesto di vita e i suoi interessi, sapere come riconoscere e valorizzare le abilità conservate (ad esempio la lettura), indovinare le possibili cause di agitazione e modificare l’ambiente fisico e sociale quando provoca comportamenti problematici.

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Caratterizzato da uno stile leggero e spiritoso, ma allo stesso tempo fondato su rigorose evidenze di ricerca e ispirato al Programma Montessori per la Demenza, il volume “Vivere con l’Alzheimer” fornisce decine di consigli pratici per affrontare le molte sfide davanti a cui ci pone la demenza, in particolare negli stadi da moderati ad avanzati. Descrive ad esempio modi ingegnosi e talvolta sorprendentemente semplici per gestire comportamenti tipici nei malati di demenza: ripetere continuamente la stessa domanda, dimenticarsi il nome di un parente stretto, reagire con violenza alle attenzioni dei caregiver, spogliarsi in pubblico, accumulare oggetti, rifiutarsi di fare il bagno o altre cure personali, chiedere notizie di familiari defunti, non accettare di accomiatarsi da un familiare dopo una visita e così via. Attraverso storie reali, il volume dimostra che le persone con capacità mnesiche compromesse possono ancora essere in grado di apprendere nuovi comportamenti e trarre vantaggio da trattamenti non farmacologici, rendendo così la propria vita più ricca, significativa e «normale», nonostante la malattia.

Tiziana Morrone, autrice del libro “Ero dunque sono” (Mds Editore, 168 pp., 2016), nel suo romanzo – uscito poche settimane fa – racconta il buio della memoria e affronta in modo intenso e poetico il dramma di chi vede la vita spegnersi progressivamente, cedendo all’oblio i ricordi di un’esistenza intera e con essa le voci e i nomi delle persone conosciute e amate.

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L’autrice lavora in un centro di riabilitazione come operatore socio sanitario, esperienza che le ha permesso di affrontare l’argomento con particolare competenza e delicatezza.

Il libro parla di un uomo, Corrado, Bertini, riservato e affascinante, esperto di botanica, con una vita intensa che ad un certo punto scopre di avere l’Alzheimer: dopo aver girato il mondo sceglie di mettere radici e aprire una piccola serra, pensando di invecchiare tra genuinità e bellezza, ma purtroppo non andrà esattamente così.

Nel romando emerge quanto sia importante per un malato la figura del caregiver, cioè di colui/colei che “si prende cura”: Corrado ad un certo punto della sua vita incontra Maria, una donna che vive di fronte a casa sua. È giovane, entusiasta e coltiva la sua stessa passione per i fiori e le piante. Tra i due si crea un forte legame e quando Corrado si ammala di Alzheimer Maria gli rimane vicino, scegliendo di diventare la sua caregiver, la sua assistente.

Quello del caregiver è un lavoro vero e proprio.

Quello del caregiver è un lavoro vero e proprio con tutte le prevedibili conseguenze su ogni aspetto della vita (in particolare nel caso in cui a prendersi cura del malato sia un familiare).

La malattia cambia radicalmente il rapporto tra le due persone (assistente e malato): per esempio nel romanzo l’Alzheimer aiuta Corrado a riscoprire una parte della vita da lui vissuta nella Spagna della dittatura franchista, mentre invece mette a dura prova Maria, destabilizzando la sua vita e i suoi affetti, fino quasi ad annientarli.

Nella prefazione Mauro Corona scrive: “Tra queste pagine di analisi della dimenticanza si fanno spazio, balenando qua e là come fragili rose, la speranza, l’affetto e l’aiuto costante verso chi è colpito da cecità della memoria”.

In una situazione tanto devastante può trovare spazio l’amore?

Questa malattia purtroppo non lascia scampo all’oblio, né per sé né per i propri cari: quella di Corrado non è però una storia triste, perché insegna che l’amore esiste, anche quando si è dimenticato il volto di chi ce ne fa dono.

Ma quindi che cos’è davvero l’Alzheimer?

Tiziana Morrone: “È il crepuscolo della memoria, l’oblio di chi non sa più di esistere nelle cose, nei giorni, nello sguardo dei propri cari. È una prova incredibile. E forse – proprio per questo – rappresenta la sfida per l’eccellenza, la più grande dimostrazione d’amore possibile“.

Lo slogan della Giornata Mondiale dell’Alzheimer è “Ricordati di me“: libri come quello di Tiziana Morrone testimoniano la crescita di un movimento internazionale che vuole creare una coscienza pubblica sugli enormi problemi provocati da questa terribile malattia.

Più vicini a chi soffre, più vicini ad una cura.

Sicuramente la ricerca scientifica – senza il sostegno dell’amore – non potrà vincere questa importante battaglia.



Abbiamo bisogno del TUO CONTRIBUTO per dare aiuto, sostegno e conforto ad ANZIANI in difficoltà (colpiti dal morbo di Alzheimer): solo GRAZIE alla generosità di persone sensibili come te possiamo continuare ad assisterli a casa loro, dando sollievo ai loro familiari e migliorando la qualità della vita di entrambi.

INSIEME possiamo combattere l’emarginazione

verso i malati di Alzheimer e i loro familiari:

anche 1 solo euro ci aiuterà ad aiutare!




 



 

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